venerdì 24 ottobre 2008

materiali

Ecco quanto costa alle famiglie di Tivoli la Riforma della scuola.
La Gelmini deve essere bocciata.

Non soltanto per il ritorno con al maestro unico del secolo scorso e gli effetti negativi sullo sviluppo psicopedagogico dei bambini.
Non soltanto per il taglio drastico al personale docente e non docente, circa 150.000 lavoratori per i quali si apre la drammatica scelta tra perdere il posto di lavoro o finire in mobilità.
I decreti di “riforma” della scuola pubblica vanno respinti in Parlamento, nelle piazze e nelle scuole, perché con la fine del tempo pieno, scaricheranno i loro effetti direttamente nelle tasche delle famiglie.
Nel nostro Comune ci sono:
2151 i bambini iscritti alla scuola elementare e materna.
101 sono le classi che li accolgono, con una media di 21 bambini per
classe, con tanti saluti ai numeri che in questi giorni il nostro Presidente del Consiglio va in giro a reclamizzare (“diecimila classi con meno di 10 bambini”).
63 di queste 101 classi, sono a tempo pieno.
38 “ a modulo”.
Le classi a “tempo pieno”, quindi, sono più del 60%, con un numero complessivo di bambini di 1421.
Su ognuna delle classi a tempo pieno ci sono 2 insegnanti, ciascuno dei quali lavora 24 ore settimanali.
Ogni bambino a tempo pieno frequenta la scuola per 40 ore settimanali, comprese di didattica, tempo mensa e tempo gioco.
Tolte le ore di compresenza e di programmazione, le ore di inglese e quelle di religione, e tolto un maestro su due, per i bambini che frequentano la scuola a tempo pieno si tratta di trovare chi coprirebbe circa 18 ore settimanali di tempo pieno, compreso del tempo che si dedica alla mensa e di quello che si dedica al gioco.
Ammesso che ci pensasse il nostro Comune e lo facesse con personale educativo garantito da qualche cooperativa e ammettiamo pure che il costo orario netto fosse di 20 euro per operatore, la spesa complessiva che dovrebbe sobbarcarsi il bilancio comunale sarebbe di circa 25.000 euro a settimana, ovvero poco meno di milione di euro l’anno.
Come la mensa scolastica, anche questo servizio sarebbe a domanda individuale e quindi ricadrebbe sulle famiglie con una tariffa annuale per bambino di circa 640 euro l’anno.
Tra scuolabus, mensa e tempo pieno, la Gelmini ci verrebbe a costare circa 1200 euro a bambino per famiglia.
La scuola del tempo pieno diventerebbe un lusso. Ma per le donne che lavorano e per le famiglie monoparentali, rimarrebbe comunque una necessità.
A queste considerazioni andrebbe aggiunta anche quelle relative agli effetti della norma che prevede la chiusura e l’accorpamento delle scuole elementari con meno di 50 alunni.
Immaginate cosa accadrà alle scuole elementari dei piccoli comuni come Poli o come gli altri Comuni montani della nostra terra.
Una volta chiuse le scuole, per raggiungere la più vicina occorre mettere in piedi un servizio di Scuolabus intercomunale dai costi comunque rilevanti. Costi che si andrebbero a scaricare un’altra volta sui bilanci comunali e poi, in definitiva sulle tasche delle famiglie.
E questo rappresenterebbe per i piccoli comuni il rischio reale di spopolarsi definitivamente e morire.
Ricordate lo slogan “Meno tasse per tutti?” Questo è il conto. La distruzione dei servizi pubblici essenziali.
Per tutto questo come consiglieri comunali della Sinistra abbiamo presentato una mozione in consiglio comunale per chiedere che ci si pronunci sul testo e sulla sostanza dei Decreti Gelmini, respingendoli senza tentennamenti. Ed è per questi motivi, non per le chiacchiere, che come genitori, insegnanti, bidelli e studenti, stiamo vicino a chi in questi giorni riempie le piazze ed i cortei.

Tognazzi Jacopo Eugenio
Consigliere Comunale

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il Collegio Docenti del Liceo Ginnasio Statale “Amedeo di Savoia” di Tivoli RM esprime una posizione unitaria sulla politica scolastica del Governo in carica: politica scolastica caratterizzata da una aperta ostilità nei confronti della Scuola Pubblica (intesa come Scuola Statale, e contrapposta dunque alle scuole private, aventi fini di lucro) nonché nei confronti del Pubblico Impiego, umiliato e colpito da misure demagogiche, autoritarie ed inique. L’attacco frontale alla scuola pubblica ed al pubblico impiego è solo uno degli effetti di questa politica; pertanto, definire questi decreti una riforma è una allarmante semplificazione che non affronta con la dovuta serietà una vera, organica, riforma della scuola.
Gli effetti concreti di questi provvedimenti, attuati attraverso l’abuso della decretazione d’urgenza, si possono così sinteticamente riassumere:
1) Un peggioramento progressivo della qualità dell’istruzione e della cultura nazionale;
2) L’inefficacia del lavoro di insegnamento in classi sovraffollate quali quelle che verrebbero a determinarsi se i progetti citati venissero attuati;
3) La crescita della dispersione scolastica;
4) L’attacco demagogico alla scuola pubblica, considerata “ideologica” e al personale docente (e statale in generale), considerato “nullafacente”, attacco privo di qualunque fondamento pedagogico, come emblematicamente dimostrato dalla reintroduzione del maestro unico in una fase storica nella quale sarebbe semmai auspicabile una maggiore differenziazione delle competenze, essendo la nostra una società complessa ;
5) La contraddizione tra il risalto dato “all’azione di modernizzazione” della Scuola e il drastico taglio alle risorse;
6) L’introduzione di sostanziali modifiche al contratto e allo stato giuridico di tutto il personale senza alcun dibattito parlamentare e senza contrattazione sindacale e confronto con i lavoratori;
7) La sottrazione per tutto il personale della scuola del diritto ad ammalarsi in contrasto palese con il Diritto alla Salute, con gli accordi sottoscritti con le OO. SS. nel Contratto Nazionale di Lavoro, in contrasto con la Costituzione Italiana e le Norme di Sicurezza Sanitaria della Comunità Europea;
8) L’aumento dei carichi di lavoro, anche burocratico, mai retribuito, per i docenti e per tutto il personale della scuola;
9) L’accorpamento degli Istituti Professionali con gli Istituti Tecnici, tendente a snaturarne la didattica e la professionalità verso il basso in un’ottica classista e discriminatrice;
10) La pesante perdita di posti di lavoro per il personale precario (nel triennio 2009-2011 sono previsti 87.000 docenti e 44.500 ATA in meno) che si è rivelato determinante nel garantire in tutti questi anni il funzionamento della scuola statale italiana;
11) L’eliminazione di moltissime figure professionali ATA che oggi garantiscono il funzionamento amministrativo e tecnico delle scuole, nonché servizi di vigilanza, assistenza di base e assistenza agli alunni disabili e supporto alla didattica;
12) La creazione di “classi-ghetto” per studenti stranieri tipica di una logica segregazionista e razzista;
13) L’ultimo definitivo attacco alla scuola pubblica di Stato messo in atto dal P.d.L. 953, a firma Aprea, che prevede di trasformare gli istituti scolastici in fondazioni finanziate in parte da privati, e che comporterebbe: l’assunzione diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici, con possibili rischi di scelte arbitrarie e clientelari, la soppressione degli organi collegiali sostituiti da consigli di amministrazione, composti anche da rappresentanti degli enti finanziatori alle dirette dipendenze dei presidi-manager. In tal modo si vorrebbe estendere al mondo della scuola una dissennata logica di malinteso aziendalismo e liberismo senza regole i cui devastanti effetti stanno drammaticamente ricadendo su di noi.
LA SCUOLA PUBBLICA NON E’ E NON DEVE ESSERE FONTE DI PROFITTO, MA RESTARE LUOGO DI FORMAZIONE E PRODUZIONE DI CULTURA



Crediamo che nel nostro Paese sia necessaria una riforma complessiva del mondo dell'Istruzione e della macchina statale, non una indiscriminata politica di tagli quale quella intrapresa dal Governo; poco importa, a nostro parere, che tale politica di distruzione sia mascherata con provvedimenti di facciata e roboanti dichiarazioni di stampo demagogico.
Pertanto il Collegio Docenti del Liceo Ginnasio Statale “Amedeo di Savoia” a maggioranza dei presenti, si dichiara favorevole a promuovere azioni di protesta come Liceo Classico di Tivoli e dichiara quanto segue:

1. Invito alla più assoluta e fattiva unità tra tutte le Organizzazioni Sindacali, che consideriamo un patrimonio comune ed uno strumento di lotta; occorre dimenticare ogni divisione, ogni accusa, ogni rivendicazione del passato, per ritrovare l'entusiasmo della difesa comune da un comune pericolo.

2. Adesione ufficiale allo Sciopero proclamato per il prossimo 30 ottobre 2008. I docenti del Liceo Classico di Tivoli adottano tale sciopero come proprio

3. Blocco dei viaggi d'istruzione e delle visite didattiche giornaliere, in vista di un prossimo blocco di tutto il lavoro aggiuntivo e sommerso abitualmente svolto da tutti i Docenti senza riconoscimenti né economici né morali. Tale decisione verrà verbalizzata nei prossimi Consigli di Classe.

4. Invito a tutte le Scuole d'Italia, di ogni ordine e grado, dai grandi Licei storici alla scuola elementare del più piccolo paesino di montagna, a prendere coscienza della minaccia che incombe sul nostro Paese, e a mobilitarsi di conseguenza, con ogni iniziativa civile e pacifica a disposizione.