venerdì 28 novembre 2008

Dibattito Rosmini

Pubblico il dibattito tra Città dei Diritti e Sindaco di seguito.

La discussione sul futuro della formazione professionale nella nostra città edin generale su tutto il territorio provinciale si sta facendo serrata, come ègiusto che sia.Peccato che si stia svolgendo in una forma irrituale: le pagine di un blog.Apprendo che presto il Consiglio Comunale dovrà pronunciarsi sulla questione,dopo che la stessa era attesa per la fine del mese di settembre. Purtroppo nonconosco date precise perché nessuno me ne ha messo al corrente.Non ne voglio fare una questione di metodo perché a volte questo è solo lascusa per rimandare le decisioni sine die.Vorrei, quindi, limitarmi a sottolineare alcune questioni che nel “botta erisposta” tra La Città dei Diritti ed il Sindaco sono, peraltro, emerse.Come spesso accade, è sbagliato rivestire le scelte politiche del caratteredella necessità tecnica e giuridica.Le scelte amministrative quando sono ispirate all’imparzialità e al buonandamento della pubblica amministrazione, sono tali da poter essere motivatepoliticamente, non c’è sentenza o richiamo o parere legale che tenga.Altrimenti si chiudano le assemblee elettive e si sostituiscano pure con gliuffici legali e le aule giudiziarie.La questione del Centro Professionale di Tivoli è complessa.Lo è diventata per scelta politica.E’ stata una scelta politica (giusta!) investire sulla formazioneprofessionale, allargarne gli ambiti economici e finanziari, assumere nuoviinsegnanti e personale amministrativo, iscrivere a nuovi corsi nuovi alunni.E caricare il Bilancio Comunale del rischio rappresentato dal peso di 84lavoratori tra precari e assunti a tempo indeterminato? E’ stata una sceltapolitica.Una scelta politica, quindi, deciderà se e come salvaguardarne il patrimoniodi saperi, competenze e professionalità.Non una nota della Corte dei Conti o un parere legale.La scelta politica che deciderà il destino della formazione professionaleterritoriale, dovrà, senza incertezze, indicare la preferenza per la formazioneprofessionale pubblica, indipendentemente dai modelli di gestione utilizzati(società, enti, istituzioni), senza cedimenti a quel ruolo sociale dell’impresaprivata alla quale non crede più nessuno, vista la portata della crisieconomica generale in atto e le modalità che l’hanno generata.Il perché di una chiara preferenza per il pubblico si spiega con il caratterelaico e pubblico che deve avere l’istruzione. Laica nel senso più vero deltermine, libera da qualsiasi culto, dal culto e dalle intromissioni delmercato, delle aziende e delle imprese.Il perché si spiega anche e soprattutto con la necessaria garanzia del postodi lavoro che deve essere garantita a chi nel Centro ha creduto e crede tuttoracome luogo dove realizzarsi e realizzare le proprie aspettative e i proprisogni.Inquadrare la scelta politica che sta per compiersi, in questo modo significapoter restare dentro quel polo pubblico della formazione professionale al qualela Provincia di Roma lavora da almeno 4 anni ed in questo modo intercettare lescelte politiche che l’Assessorato alla Formazione della Provincia si apprestaa definire.Al di fuori dell’irritualità cui accennavo all’inizio, c’è l’esigenza dipotere discutere pubblicamente di tutto questo, assieme al Sindaco, ailavoratori, agli studenti, alle rappresentanze sindacali tutte e tutte assiemesenza anacronistici ostracismi, alle forze politiche.Noi, che siamo una piccola realtà politica, ci assumiamo il compito direalizzare questa occasione di confronto che farà bene alla democrazia e all’amministrazione comunale.Abbiamo raccolto la disponibilità per il giorno 14 gennaio dell’Assessorealla Formazione Professionale della Provincia, Massimiliano Smeriglio.Attendiamo quella del Sindaco e di tutti gli altri attori politici e sindacalicittadini per discutere di “QUALE FORMAZIONE PROFESSIONALE SUL TERRITORIO DITIVOLI E DELLA PROVINCIA DI ROMA”.Tognazzi Jacopo Eugenio Consigliere ComunaleLa Città dei Diritti



Invio un quadro sinottico sulle sollecitazioni ricevuti nella mail di Franco Meschini.
Vorrei fare una precisazione di carattere generale: per affrontare con spirito di critica costruttiva un dibattito bisogna preoccuparsi non solo di avere gli strumenti politici di analisi e proposta ma anche, trattandosi di amministrazione, di conoscere gli scenari tecnico-amministrativi nei quali ci muove. Si evita il rischio di parlare ad esempio di ipotesi inesistenti.
Giuseppe Baisi

6 domande 6 risposte
D1. Detto questo, la prima domanda da fare è: quali scelte Anzio, Monterotondo, Fiumicino e Roma, con i loro centri di formazione comunali, stanno compiendo?Tutti pensano a scelte diverse dalla privatizzazione, sostenendo come, fa il responsabile del centro di Monterotondo che “la gestione diretta ottimizzi l’utilizzo delle risorse pubbliche” e garantisca i livelli occupazionali e la qualità dell’insegnamento.La dimensione rilevante che ha assunto nel corso degli ultimi 8 anni il Centro Rosmini,- rilevante sotto i punti di vista, economici, gestionali, formativi – sembra indurre a conclusioni enfatiche e fuorvianti.
R1. l’attività di formazione professionale così come viene realizzata nel centro di formazione di Tivoli non è paragonabile alle attività degli altri comuni. Diverse sono le domande che vengono dal territorio e diverse sono state le scelte politiche e gestionali che hanno caratterizzato il percorso. I comuni di Anzio, Monterotondo e Fiumicino gestiscono un numero di corsi minimo che va da quattro a dieci e sono tutte realtà con “criticità” interne come ad esempio la ben nota situazione di Fiumicino che ha quattro corsi, contenziosi con il personale, pochissimi alunni e quindi a rischio con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista occupazionale.
La situazione di Roma è altrettanto incerta in quanto nel passato non sono stati attivati percorsi triennali che consentono agli allievi l’accesso, previo esame integrativo, alla classe quarta dell’Istituto Superiore convenzionato e attinente alla qualifica oggetto del corso. Questo ha portato ad una perdita costante di alunni, con conseguente perdita costante di corsi fino ad arrivare agli attuali 60.

D2. La seconda domanda, infatti, è: perché il centro è cresciuto in maniera così rilevante?Proprio perché pubblica e diretta è stata la gestione del centro, si è potuto raggiungere gli standard che si sono raggiunti, avendo assicurati e certi i canali di finanziamento provinciali su fondi regionali ed europei. Non risultano performance altrettanto brillanti conseguite da centri privati di formazione professionale.

R2Sicuramente le scelte politiche della Provincia di Roma dal 2003 in poi che hanno teso a privilegiare l’offerta formativa pubblica hanno agevolato un percorso che però era già stato avviato. Il c.f.p. di Tivoli già dal 2000 ha operato dando una svolta radicale nella gestione, potenziando ad esempio l’attività di orientamento e di pubblicizzazione delle iniziative che hanno portato come conseguenza un aumento della domanda. Già dal 2000/2001 infatti le richieste di finanziamento del c.f.p. di Tivoli erano corredate dai prospetti delle classi già formate con tre mesi di anticipo sulla data di apertura ufficiale delle iscrizioni. (le preiscrizioni alle scuole superiori si facevano a gennaio mentre le iscrizioni ai corsi di formazione si fanno a tuttoggi nel mese di luglio) Naturalmente di fronte alle iscrizioni già presentate e alle classi già formate le nostre istanze hanno avuto sempre esito positivo. Ma lo stesso sviluppo non si è verificato negli altri Comuni che hanno avuto le stesse opportunità di Tivoli.
3. La terza domanda è: perché adesso scegliere una strada diversa? Perché ce lo chiede la Corte dei Conti? Ma la Corte dei Conti non ci chiede di privatizzare. Ci chiede e non oggi, ma “dal 1999”, di mettere in campo strade diverse da una gestione che potrebbe avere ripercussioni negative sul bilancio comunale.Una delle ipotesi che stanno in campo prevede che tutti i centri di formazione professionale diano vita ad un Ente Pubblico per la formazione professionale provinciale, in modo tale da garantire posti di lavoro e qualità pubblica della formazione professionale. Quanto migliore possa essere la qualità della formazione professionale pubblica lo si spiega dal fatto che la Provincia ha competenza sui Centri per l’Impiego e sui bandi della formazione professionale e quindi si spiega con la possibilità di mettere in campo un’azione di sistema che metta in rete aziende, mercato del lavoro e formazione professionale.
R3La scelta di una strada diversa oggi deriva sia dal fatto che comunque i Comuni non possono gestire la Formazione (e lo dice la Costituzione) sia dal fatto che l’attività è divenuta ormai così importante e imponente che necessita di uno strumento di gestione che le dia maggiore autonomia e libertà di azione. E anche perché lo dice la Corte dei Conti che è l’organo superiore di controllo dei bilanci degli Enti Locali. Noi non sappiamo se la corte dei conti ha fatto rilievi anche agli altri comuni, ma sicuramente non pari a noi. A luglio il Sindaco, chiamato di fronte alla sezione regionale della Corte dei conti, in merito alla contestazione sollevata sul numero crescente del personale pagato dal comune il cui trend è extra legem si è impegnato a risolvere la questione del centro di formazione attraverso la sua societarizzazione. In questo modo viene superata l’errata attribuzione diretta dei costi del personale al Comune evitando tutte le conseguenze che ne derivano. Come ho specificato sopra, l’attività di formazione degli altri comuni della provincia coinvolti nel polo pubblico è assolutamente residuale mentre per il Comune di Tivoli l’attività è una delle maggiori voci di bilancio e crea non poche problematiche non solo dal punto di vista del rispetto del tetto di spesa del personale ma anche di liquidità diretta. Tutto ciò senza andare a considerare la situazione anomala del contratto di lavoro del personale dipendente del centro.
4. La quarta domanda è: perché non viene presa in considerazione l’ipotesi di scartare la privatizzazione e aderire ad un ente strumentale della Provincia, magari soltanto in prima battuta? Si fa sempre in tempo a mettere su una società se proprio la strada del polo pubblico non è la migliore. Difficile è il contrario.Forse perché “si potrebbe verificare la possibilità che nell’ambito di una struttura provinciale alcuni docenti vengano utilizzati in altre sedi della provincia.”? Di fronte al rischio di perdere il lavoro, in tempi come questi e con un CFP privatizzato fuori il polo pubblico della formazione professionale, si pensa realisticamente che qualcuno possa aver paura di fare qualche km in più per lavorare?
R4La costituzione di una società di formazione non impedisce assolutamente al Comune di aderire ad una qualunque iniziativa della Provincia di Roma. Se la provincia di Roma si avvierà verso la costituzione di un ente strumentale, la società comunale potrà tranquillamente aderire mantenendo la sua autonomia e la sua identità, tutelando maggiormente i lavoratori dipendenti.
5. La quinta domanda è: i livelli di efficienza garantiti fin qui da responsabili e dirigenti comunali come è possibile continuare a garantirli con un consiglio di amministrazione di nomina politica?
R5Il C.d.A. detta le linee generali della società ma l’attività gestionale sarà comunque riferita al direttore del centro e, se necessario, ad un direttore generale.
6. La sesta domanda è: perché prevedere la possibilità che entrino capitali privati – fino al 49% - a gestire quello che dovrebbe essere senza fine di lucro?
R6Non vi sono previsioni di questo tipo negli atti costitutivi perché è ben specificato che ne capitale sociale possono far parte solo Istituzioni, prime fra tutte Comuni e Provincia. Non sono menzionate, e quindi non sono ammissibili partecipazioni di privati (fra l’altro la partecipazione di privati soggiace a precise regole di diritto pubblico). Conseguentemente l’offerta formativa continua ad essere pubblica.



L'onda della protesta studentesca, oltre a porre in discussione i decreti diriforma della Gelmini, punta a denunciare il tentativo di disarticolazionediquello che resta della scuola pubblica italiana dopo trent'anni dipoliticheneoliberiste.A questo punto, stante il disegno, che verrà discusso dal consiglio comunalenelle prossime settimane, di privatizzare il nostro Centro di FormazioneProfessionale , trasformandolo da istituto scolastico comunale in unasocietà a responsabilità limitata, più attenta forse ai bilanci di gestioneche allaqualità della didattica, sarebbe il caso interrogarci, come comitatocittadinoper la difesa della scuola pubblica, su cosa significa introdurre logicheaziendaliste e societarie nella gestione di un bene primario come laformazioneprofessionale in un territorio come il nostro.In ballo non ci sono solo i posti di lavoro di 70 operatori scolastici, trapersonale docente e non docente, personale precario e assunto in ruolo.In gioco c'è la qualità della formazione professionale in un contesto didesertificazione sociale ed economica, dove prevalenti sono ancora levecchielogiche di uno sviluppo scarsamente sostenibile, che misura la qualitàdellavita a partire dal denaro in circolazione piuttosto che ai livelli difelicitàe libertà di vite non riducibili ai fattori economici e finanziari.700 sono i ragazzi e le ragazze che frequentano il nostro Centro Rosmini.Ragazzi e ragazze che spesso arrivano alla formazione professionale dopoesserepassati per i licei e gli istituti tecnici, a volte problematici, lamaggiorparte figli di operai e lavoratori, precari anch'essi.Propongo che l'Onda Anomala tiburtina, nel contrastare la derivaaziendalistadi questo governo, come degli altri che l'hanno preceduto, spenda unaparolasui destini di un Centro della Formazione Professionale privatizzato informadi srl.Invitiamo alla prossima assemblea quei lavoratori e quei sindacati che sistanno battendo per il NO alla privatizzazione, per la difesa del lavoro edella sua qualità. Per la difesa dell'insegnamento pubblico nellaformazioneprofessionale.
Francesco Meschini la città dei diritti

Il Comune di Tivoli gestisce un centro di formazione professionale dall’anno 1981 in seguito allo scioglimento dell’ENAIP (ente delle ACLI)
Il centro fino all’anno 2000 aveva 8 corsi con circa 120 allievi e 14 dipendenti con contratto a tempo indeterminato e inseriti nell’elenco regionale ad esaurimento.
A partire dal 2000 con l’avvicendamento di direttore e dirigente, su sollecitazione dell’Amministrazione, le attività di progettazione del centro sono state impostate sulla base delle esigenze del territorio, proponendo una diversificazione dell’offerta formativa e puntando sullo sviluppo.
Tale gestione ha portato in pochissimi anni alla situazione attuale con circa 800 allievi, 84 dipendenti, 35 corsi (cioè il quadruplo del 2000) e a tre sedi Tivoli, Villa Adriana, San Vito Romano e prossimamente anche la sede di Castelmadama.
Nel frattempo nel campo della formazione vi sono stati cambiamenti giuridici sostanziali: la riforma del titolo V della Costituzione attribuisce alle Province la competenza gestionale della formazione e alle regioni gli indirizzi politici. Tale norma solleva i Comuni da qualunque competenza relativamente alla materia.
Nel 2004 la Provincia di Roma (unica Provincia nel Lazio -assessore Rosa Rinaldi) per mantenere viva l’attività dei Comuni della Provincia in ambito formativo ha adottato un protocollo di intesa con i Comuni per la costituzione di un polo pubblico della formazione professionale. Il polo è stato dotato di strumenti organizzativi tali che al suo interno il Comune di Tivoli e il Comune di Albano hanno potuto incrementare le loro attività, ma il Comune di Albano lo ha fatto attraverso l’agenzia di formazione ALBAFOR che l’Ente aveva già costituito dopo il cambiamento normativo.
La regione Lazio, contraria nella maniera più forte al polo pubblico voleva far dismettere le attività dei centri comunali al 31.12.2004. Tale decisione è stata superata con l’intervento della Provincia ma la comunità europea ha bocciato il protocollo di intesa provinciale e la Provincia è dovuta correre ai ripari per non perdere i finanziamenti.
Per ovviare a queste difficoltà il Centro di formazione è stato attivato per l’accreditamento conclusosi positivamente nel 2006 (ma pur sempre con una forzatura in quanto è sempre stata contestata l’esistenza di questo polo pubblico.)
Ad oggi gli unici comuni del Lazio che ancora gestiscono direttamente corsi di formazione professionale sono Tivoli (35 corsi più alcuni progetti finanziati direttamente dalla comunità europea), Anzio (6/8 corsi) Fiumicino (3 corsi e difficoltà economiche e organizzative fortissime ) Monterotondo (6/8 corsi) e Roma (60 corsi).
E’ evidente che la situazione di Tivoli è alquanto anomala all’interno del polo pubblico specialmente se paragonata al Comune di Roma ( basta guardare i numeri). Questa situazione ha forte influenza sul bilancio comunale e non dà alla struttura quella autonomia di cui avrebbe bisogno per sviluppare ulteriormente le attività. Oltre a ciò vanno ricordati i rilievi della Corte dei Conti che dal 1999 sollecita l’Ente alla risoluzione del problema. Infatti i lavoratori della formazione professionale sono fuori ruolo poiché i finanziamenti della formazione professionale sono vincolati all’applicazione al personale del contratto di lavoro di categoria. Da ultimo è intervenuto il D.L. 112 del 2008 (c.d. finanziaria d’estate) a complicare ulteriormente la situazione, restringendo l’operatività del comune nel campo delle assunzioni come, purtroppo, verificato direttamente dal personale precario che non ha potuto beneficiare della stabilizzazione.
Tutta questa situazione porta incertezza e ulteriore incertezza viene trasmessa dalla precarietà e provvisorietà del nuovo protocollo provinciale della durata di mesi 5 studiato apposta per evitare la dismissione dei corsi nei comuni non accreditati.
Già dal 2003 la Giunta regionale aveva adottato una delibera (D.G.R. 736/2003) che al punto 3) del dispositivo testualmente recita:
“ di stabilire che le amministrazioni interessate, entro il termine massimo del 31.12.2004 devono provvedere a definire forme di gestione delle attività di formazione professionale, attualmente facenti capo ad alcune amministrazioni comunali, conformi al vigente quadro normativo. Nelle more. le predette amm.ni com.li possono continuare ad operare nella formazione professionale quali soggetti attuatori.”
In questo contesto è evidente che urge assumere decisioni che definiscano la questione sotto tutti i punti di vista. La Provincia di Roma sta elaborando un progetto per la costituzione di una struttura che si occupi di formazione ma nella situazione complessiva del polo pubblico come sopra descritta quali garanzie ci sarebbero per il centro di Tivoli inteso nella sua complessità: allievi e lavoratori?
La scadenza dell’efficacia del protocollo comporterà una posizione anomala del Centro di Formazione Professionale “A. Rosmini” che si troverebbe nella condizione di non poter accedere ai bandi, poiché è diretta espressione di un ente, non abilitato alla gestione della formazione professionale ai sensi della L.R. n. 14/1999.
Tutti gli sforzi fatti dal Comune per assicurare locali, attrezzature, inserimento delle attività del centro in una rete di servizi distrettuali che ne garantisce e ne tutela l’esercizio potrebbero risultare vani. Non dimentichiamo poi che il nostro centro ha al suo attivo quasi esclusivamente corsi triennali che consentono agli alunni di assolvere l’obbligo scolastico e di accedere al biennio finale degli istituti superiori attraverso lo strumento della convenzione con le scuole superiori e addirittura con passaggi diretti; e che in questi corsi triennali i docenti sono al 90% laureati così come previsto dalla legge (con esclusione degli insegnanti tecnici tipo parrucchieri, meccanici ed estetiste). Negli altri centri del polo pubblico la realtà non è questa e si potrebbe verificare la possibilità che nell’ambito di una struttura provinciale alcuni docenti vengano utilizzati in altre sedi della provincia.
Gli stessi corsi potrebbero essere trasferiti presso altri comuni o altre sedi con la conseguente perdita per il nostro territorio.
Per concludere la creazione di una struttura comunale che tuteli le attività, gli allievi e il personale e che mantenga il centro all’interno della rete di servizi ai cittadini che ne ha consentito lo sviluppo è assolutamente opportuna, senza per questo escludere a priori la partecipazione a progetti e strutture di iniziativa provinciale.
Il Sindaco Giuseppe Baisi


Per la prima volta, riguardo le sorti del Centro di Formazione Professionale “A.Rosmini”, si esercita “la doverosa riflessione di tutti”. Pubblicamente. Il merito va ascritto all’iniziativa di alcuni insegnanti e lavoratori del Centro, del loro sindacato, di una piccola associazione di iniziativa politica e culturale, La Città dei Diritti e del Sindaco di Tivoli. Il merito va ascritto soprattutto all’Onda Studentesca tiburtina che ha riportato i temi dell’insegnamento pubblico dentro l’agenda della politica cittadina. Questa discussione che diviene pubblica per la prima volta, gioverà sicuramente alle scelte che stanno si compiendo, qualsiasi esse siano. La partecipazione democratica non è una concessione benevolente di chi esercita una pubblica autorità, ma un diritto che si esercita dal basso.?a ricostruzione delle vicende che hanno negli anni interessato il Centro Rosmini, le consegniamo agli archivisti e agli bibliotecari. A tutti preme sapere quale sarà il FUTURO di un’azienda pubblica che – lo sappiamo adesso– impiega 84 (ottantaquattro persone) e presta un servizio formativo a 800 ragazzi. In questo caso, “eccessive semplificazioni” aiutano a comprendere più facilmente quello di cui si parla: salario, posto di lavoro, qualità della didattica.Se il Sindaco ci ha chiarito la ricostruzione storica, analoga chiarezza la vorremmo riscontrare sulle prospettive e sul perché certe scelte si stanno compiendo e non altre, altrettanto praticabili.E’ evidente che la riforma del Titolo V della Cost. si applica alla generalità dei Comuni, che i rilievi della Corte dei Conti valgono anche per gli altri enti locali e che leggi regionali e delibere provinciali si estendono a tutto il territorio di loro competenza.1. Detto questo, la prima domanda da fare è: quali scelte Anzio, Monterotondo, Fiumicino e Roma, con i loro centri di formazione comunali, stanno compiendo?Tutti pensano a scelte diverse dalla privatizzazione, sostenendo come, fa il responsabile del centro di Monterotondo che “la gestione diretta ottimizzi l’utilizzo delle risorse pubbliche” e garantisca i livelli occupazionali e la qualità dell’insegnamento.La dimensione rilevante che ha assunto nel corso degli ultimi 8 anni il Centro Rosmini,- rilevante sotto i punti di vista, economici, gestionali, formativi – sembra indurre a conclusioni enfatiche e fuorvianti. 2. La seconda domanda, infatti, è: perché il centro è cresciuto in maniera così rilevante?Proprio perché pubblica e diretta è stata la gestione del centro, si è potuto raggiungere gli standard che si sono raggiunti, avendo assicurati e certi i canali di finanziamento provinciali su fondi regionali ed europei. Non risultano performance altrettanto brillanti conseguite da centri privati di formazione professionale.3. La terza domanda è: perché adesso scegliere una strada diversa? Perché ce lo chiede la Corte dei Conti? Ma la Corte dei Conti non ci chiede di privatizzare. Ci chiede e non oggi, ma “dal 1999”, di mettere in campo strade diverse da una gestione che potrebbe avere ripercussioni negative sul bilancio comunale.Una delle ipotesi che stanno in campo prevede che tutti i centri di formazione professionale diano vita ad un Ente Pubblico per la formazione professionale provinciale, in modo tale da garantire posti di lavoro e qualità pubblica della formazione professionale. Quanto migliore possa essere la qualità della formazione professionale pubblica lo si spiega dal fatto che la Provincia ha competenza sui Centri per l’Impiego e sui bandi della formazione professionale e quindi si spiega con la possibilità di mettere in campo un’azione di sistema che metta in rete aziende, mercato del lavoro e formazione professionale.4. La quarta domanda è: perché non viene presa in considerazione l’ipotesi di scartare la privatizzazione e aderire ad un ente strumentale della Provincia, magari soltanto in prima battuta? Si fa sempre in tempo a mettere su una società se proprio la strada del polo pubblico non è la migliore. Difficile è il contrario.Forse perché “si potrebbe verificare la possibilità che nell’ambito di una struttura provinciale alcuni docenti vengano utilizzati in altre sedi della provincia.”? Di fronte al rischio di perdere il lavoro, in tempi come questi e con un CFP privatizzato fuori il polo pubblico della formazione professionale, si pensa realisticamente che qualcuno possa aver paura di fare qualche km in più per lavorare?5. La quinta domanda è: i livelli di efficienza garantiti fin qui da responsabili e dirigenti comunali come è possibile continuare a garantirli con un consiglio di amministrazione di nomina politica?6. La sesta domanda è: perché prevedere la possibilità che entrino capitali privati – fino al 49% - a gestire quello che dovrebbe essere senza fine di lucro?Non abbiamo certezze ideologiche da contrapporre a nessuno, ma soltanto domande che cercano risposte.
Per La Città dei Diritti Meschini Francesco

22 commenti:

lucia ha detto...

sono una delle lavoratrici che difende la scuola pubblica perciò anche il rosmini perchè svolge una funzione pubblica non solo per la natura del finanziamento ma asoprattutto perchè assolve all'obbligo scolastico. questi temi cosiimportanti andavano discussi in una assemblea pubblica con tutte le componenti, insegnanti, personale tutto, rappresentanti sindacali tutti, rappresentati dell'ente,il sindaco e perchè no anche semplici cittadini sensibili al problema, cosi come si sta gestendo non si danno le pari opportunità, manca di chiarezza e trasparenza, non si addice ad una amministrazione di centro sinistra, lasciatemelo dire.

Anonimo ha detto...

Se, a monte di questo dibattito vi è la decisione già presa di trasformare la Scuola di Formazione Professionale A. Rosmini in una S.r.l. entro il 1° gennaio 2009, trovo inutile dibattere con il Sindaco sull'argomento. In tal caso faremmo meglio a denunciare il fatto in tutte le sedi (web compreso) e le occasioni pubbliche, con particolare riferimento a quelle organizzate in difesa della scuola pubblica, senza farci scrupolo di andare a compromettere l'immagine di una sinistra che sta raggiungendo, con questa politica, i minimi storici.
Se invece le cose non stanno così, il Sindaco farebbe bene per prima cosa a dichiararlo, viste le insistenti voci che ritengono la decisione in merito, un fatto compiuto indipendentemente dalla volontà dei lavoratori. Farebbe bene ad affermare che la decisione verrà presa solo dopo ampia e reale consultazione delle forze politiche e sociali e soprattutto dei lavoratori, visto che l’urgenza di tale iniziativa è stata smentita dallo stesso Assessore alla FP della provincia di Roma che, dei finanziamenti agli enti di FP, ne ha la responsabilità.
Altrimenti di cosa stiamo parlando?

lucia ha detto...

la città dei diritti ci dà questa opportunità di confronto e di dibattito propositivo,peccato però che dai fatti si constata che tutto è pronto e che il comune di tivoli, gestore del cfp rosmini solo a vicenda conclusa, informa tutte le parti interessate ,visto il comunicato della rsu di centro redatto a seguito dell'incontro avuto con il sindaco Baisi.Continuiamo a ritenere indispensabile una assemblea aperta a tutti.Come vuole la regola democratica.

Emanuela ha detto...

Pur apprezzando i chiarimenti del sindaco, gli chiediamo di indire una assemblea pubblica sull'argomento, aperta a tutti. Siamo pronti a confrontarci con tutte le posizioni, a patto che ne venga data l'opportunità: il blog non è sufficiente!

RSU ROSMINI ha detto...

LA RSU DEL CENTRO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE RICORDA CHE LE REGOLE DEMOCRATICHE VOGLIONO ANCHE LA PARTECIPAZIONE ALLE ASSEMBLEE DEI LAVORATORI IN CUI SI DISCUTEVA DI TALI ARGOMENTI CON I RAPPRESENTANTI SINDACALI REGIONALI.
QUELLA ERA L'OCCASIONE GIUSTA E SCELTA PER DIMOSTRARE DISAPPUNTO E SOPRATTUTTO SOTTOPORRE AI LAVORATORI PROPOSTE ALTERNATIVE.
LA VICENDA NON E' AFFATTO CONCLUSA DATO CHE L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DOVRA' NUOVAMENTE INCONTRARE LE O.O.S.S. REGIONALI IL PROSSIMO 09 DICEMBRE.
LA RSU STA SEGUENDO CON PARTICOLARE CURA E ATTENZIONE LA VICENDA IN CORSO TENENDO COSTANTEMENTE AL CORRENTE I LAVORATORI TUTTI.

lucia ha detto...

sono intervenuta in questo bolg perchè condivido, operando, "difendiamo la scuola pubblica". L'opportunità e il sostegno socio-politico che, la città dei diritti mi ha dato l'ho colta volentieri per continuare ad esporre la mia posizione in qualità di educatore, formatore e genitore che si mobilita in difesa di una scuola pubblica ed efficiente.Una scuola pubblica intesa nella sua totalità, comprendendo tutte le realtà rivolte all'istruzione, compreso quindi la f.p. settore in cui opero da circa trenta anni.
Esprimo pertanto dissenzo verso l'ipotesi di trasformare il cfp Rosmini, erogatore di un servizio pubblico, in srl.
Rivendico la discussione di tale problematica in una sede più ampia come può essere una assemblea aperta a tutte le componenti interessate che intendono ddare il propio contributo.

lucia ha detto...
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lucia ha detto...

I lavoratori unicobas ringraziano la città dei diritti, in particolare Jacopo Tognazzi, consigliere comunale per aver accolto la loro istanza di esigenza di una assemblea pubblica, più volte sollecitata e che viene indicata come possibile per il 14 gennaio del nuovo anno.

Anonimo ha detto...

A noi piacerebbe tanto conoscere come la pensano gli animatori di questo blog, gli organizzatori delle fiaccolate e quelli della manifestazione alle Scuderie, gli insegnanti, gli ATA e gli studenti che guardano a quello che succede a 30km da qua e non dicono nulla sulla questione del Centro Professionale.

Anonimo ha detto...

la battuta è fin troppo facile a Napoli e Firenze COMPAGNI SPA.
A Tivoli ovviamente COMPAGNI SRL.

Anonimo ha detto...

Girando per la rete .... dal sito della flc/cgil.

Giusto per sottolineare quanto sia delicato il discorso di privatizzazione.

Quali erano le tue aspettative prima di cominciare l’anno scolastico? Sono state confermate o no? Marcolino, quattordicenne di un istituto profes-
sionale di Torino, ha scritto: "I compagni li pensavo quasi tutti delinquenti, ma solo perché arrivo da una scuola privata e non sono abituato alla scuola pubblica, tanti stranieri e pochi coetanei. Invece è l’inverso: non ci sono delinquenti, pochi stranieri e tanti coetanei." Da qualche giorno si può sperare che il pre-giudizio erroneo di un ragazzino (che con il suo candore riesce, però, a cogliere autonomamente l’aspetto più autentico della realtà), di tanti ragazzini, di intere famiglie possa essere fugato anche grazie a un intervento della Consulta. - Il Tar Emilia Romagna, con ordinanza n. 10 del 10 marzo 2008, decidendo i ricorsi proposti dal Comitato Scuola e Costituzione di Bologna contro la legge 52/1995 - approvata sotto la presidenza Bersani - ha ritenuto non manifestamente infondate le questioni di illegittimità costituzionale della legge che prevede il sistema integrato pubblico-privato e i contributi pubblici alle scuole private, chiedendo l’intervento della Corte Costituzionale, cui spetta il potere di annullare le leggi incostituzionali - . La 52 prevede il contributo pubblico alla scuola materna dell’Emilia Romagna, prefigurando il sistema integrato previsto poi dalla legge sulla parità tra scuola pubblica e scuola privata (62/2000). Le scuole private ricevono finanziamenti da 3 canali: nazionale, regionale e comunale, raggiungendo cumulativamente un miliardo di euro l’anno. Una cifra notevole, soprattutto se si considera che la Finanziaria 2007 ha tagliato 4 miliardi di euro alla scuola statale, incrementando nel contempo di 50 milioni il finanziamento alle private, già aumentato di 100 milioni con la Finanziaria precedente. Cifre incomprensibili, se si ricorda che l’art. 33 della Costituzione afferma infatti che "La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi". Parte di mondo della scuola e società civile, quella che individua in quell’articolo della Costituzione un principio irrinunciabile e nella laicità della scuola un valore inalienabile, si batte da anni per ribadire che la scuola statale, per mandato costituzionale, ha da sola il compito di garantire a tutti un’istruzione di qualità per formare cittadini della Repubblica. La sentenza del Tar dell’Emilia Romagna sottolinea l’incostituzionalità del finanziamento diretto alle scuole private, in particolare perché esso costituisce una "violazione del principio della libertà di insegnamento e della libertà di istituzione di scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato"; rilevando che "la previsione di un sostegno finanziario direttamente a favore delle scuole private per contributi di spesa corrente e di investimento (…) appare in contrasto con il divieto costituzionale di oneri finanziari in materia a carico del bilancio pubblico"; e sottolineando che "ogni contribuzione pubblica - ove rivolta direttamente a favore della gestione di scuole ed istituti di educazione privati - contiene il rischio elevato di una ingerenza sull’organizzazione della scuola stessa". Promemoria per una potenziale futura maggioranza: quello dei finanziamenti alle scuole private è un tema insidioso; preparato - come si è visto - dal punto di vista legislativo dal centro sinistra (in nome di insensate deroghe a principi fondanti della nostra Costituzione; in ossequio a "patti" e concessioni ad equilibri di schieramento; alla luce di una male intesa ottica di modernità, che spesso ha favorito derive mercantiliste anche in ambiti inaccettabili, come quello dell’istruzione), ha rappresentato il trampolino di lancio per lo scempio della scuola pubblica perpetrato dal centro destra. E dato modo, poi, al ministro Fioroni di assecondare la sua vocazione confessionale, concedendo finanziamenti pubblici persino alle scuole superiori private. L’intervento della Consulta potrebbe restituire senso al principio costituzionale. E ricordare in maniera definitiva come solo la scuola pubblica per sua natura possa svolgere una funzione egalitaria, laica e democratica.

Anonimo ha detto...

Io mi chiedo ma nessuno pensa agli alunni del cfp (la maggioranza minorenni)come si sentiranno nel sapere che la loro scuola è diventata privata senza che nessuno abbia interpellato loro e le loro famiglie. E per quanto riguarda gli attestati di qualifica rilasciati avranno lo stesso valore?

Anonimo ha detto...

Questa storia non interessa a nessuno, tanto meno a chi tiene in mano il blog.

franco ha detto...

Ho apprezzato il contributo dell’-anonimo- nel riportare un estratto dal sito della FLC-CGIL sulla privatizzazione, peccato che abbiamo appena appreso che anche la FLC-CGIL ha firmato per la trasformazione del “Rosmini” in Srl. L’impressione è che tale O.S. forse nella scuola farà anche sindacato ma sicuramente nella FP fa un’altra cosa.

Anonimo ha detto...

Tutta questa vicenda è solo la dimostrazione che la sinistra non esiste più, il sindacato non esiste più........
Non si manifesta contro la riforma della scuola poi la si imita

Anonimo ha detto...

esiste il sindacato che fa la parte del datore e il datore la parte del sindacato, questo mi ha fatto vedere sotto una lente di ingrandimento, questa vicenda. Esiste però il sindacato dei lavoratori in cui ci si sente liberi di rivendicare i propri diritti in piena libertà, senza vincoli di appartenenze .

aledesa ha detto...

Mi piacerebbe sapere chi è questo anonimo che si nasconde facendo accuse al comitato o a chi cura il blog, che è la sottoscritta, di non interessarsi alla questione del Rosmini. Come comitato abbiamo recepito con interesse la questione del Rosmini, parlandone ogni qualvolta c'è stata oppurtunità, pur distinguendo la diversità e la peculiarità della questione rispetto alla battaglia contro la riforma Gelmini. Abbiamo ospitato il dibattito sulle pagine del blog e a questo proposito, la sottoscritta specifica che il blog è del comitato e non suo e per evitare di avere uso privatistico del mezzo non commenta tutto quello che viene pubblicato (vedi tesi, mozioni e altro). Queste accuse anonime rivelano ancora una volta il tentativo di strumentalizzare sia la battaglia contro la riforma, e con essa il comitato, sia la delicata questione del Rosmini. Alessandra De Santis

Anonimo ha detto...

Da anonimo ad anonimo che scrive che questa storia non interessa nessuno, facciamo passare tutto a nessuno interesse più niente di niente siamo tutti laidi ed edonisti oggi ci siamo domani chissà ma qual'è la tua funzione nel mondo ? Dai un giudizio se ne sei capace, altrimenti taci o vai su chat.

Anonimo ha detto...

questa storia del rosmini interessa e molto, a tanti.Sono molto interessati gli amministratori comunali tanto da non consentire nessuna discussione se non all'interno delpalazzo comunale e solo a pochi privilegiati, si deve fare e basta;il sindacato che pur non condividendo, perchè non posso pensare che la cgil è per un sistema scuola privato (il cfp assolve all'obbligo scolastico), evidentemente deve dare il consenso, magari delegando; i lavoratori tutti interessati ma evidentemente rassicurati da "mamma politica" non hanno bisogno di dire il prorpio parere. IL fatto quindi che non compaiono molti commenti non significa che non interessa a nessuno, come qualche anonimo sostiene.

Emanuela ha detto...

Ho delle serie difficoltà a comprendere l'ultima parte del dibattito fra anonimi. A parte il fatto che non capisco quanti siano e chi si rivolge a chi (potrebbero numerarsi per evitare confusione). Se fossimo tutti anonimi ci faremmo un sacco di risate! Detto questo, pongo la mia attenzione su alcuni aspetti seri della questione: a) il blog è uno strumento importante pertanto, chi vuole, può intervenire nella sezione commenti, come già avviemne; b) l'affermazione che la questione del cfp non interessi a chi difende la scuola pubblica, la ritengo piuttosto strumentale se non addirittura polemica. cosa volete? Se non vi piace il comitato, FATE QUALCOSA! E' come chi dice male del sindacato. Ma che cosa andate cercando? finchè continueremo a credere che sono altri a dover decidere e scegliere per noi, non andremo da nessuna parte. Quando, una ventina di anni fa, ci si rese conto che la CGILscuola, non era rappresentativa, si costituirono altri sindacati, altcuni corporativi ed altri no. Insomma, di polemiche faremmo volentieri a meno. Animiamo il dibattito ma, vi prego, basta con i criticoni! Non vi piacciamo: RIMBOCCATEVI LE MANICHE E METTETECI LA VOSTRA DI FACCIA E I VOSTRI NOMI E COGNOMI, come tanti di noi stanno facendo e, se pensate che sbagliamo, ditecelo pure, ma fateci anche vedere e sentire le vostre proposte alternative e, SOPRATUTTO, fattive. Chissà che non siano condivisibili.

franco ha detto...

Poco prima che venga il Natale, come cinico regalo fatto alla popolazione tiburtina... e non solo, un pezzo di scuola pubblica, il CFP "A.Rosmini", verrà trasformato in una Srl.
"Così vanno le cose, così devono andare" cantavano i CSI, famoso gruppo musicale italiano, in una sorta di epitaffio alla democrazia, con la chiara allusione alle tante troppe cose che vengono decise sulla pelle della collettività per gli interessi di pochi, in una incessante sequenza che conduce al disinteresse della rassegnazione. Ma questo voleva essere solo uno spot musicale.

Anonimo ha detto...

domani,in sede di consiglio comunale verrà messa ai voti la trasformazione del cfp Rosmini in qualcosa di altro, pare srl. Come sa ,chi ha seguito un pò la vicenda non c'è stata nessuna vera, ampia e democratica consultazione dei lavoratori, con l'amarezza di molti di noi.Ho inviato un documento di ulteriori domande da porre al consiglio comunale finchè siamo in tempo. speriamo venga pubblicato, insieme ad un appello al sindaco .